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Se compito del filologo è quello di restituire la versione del testo più prossima all'originale d'autore, quello del traduttore è di assicurarne una diffusione più ampia. Si tratta di un lavoro delicatissimo: servizio umile reso a un'opera, il desiderio di comunicarla, e quindi di farla vivere anche altrove, comporta inevitabilmente una alterazione, se non proprio un "tradimento", della sua forma originaria. È questo il prezzo da pagare al tentativo di assicurare una unità di tipo dialogico tra luoghi ed esperienze linguistiche e culturali anche molto distanti. Il problema ermeneutico della traduzione è al centro di questa raccolta di studi, che apre una riflessione sulla ricezione del Liber di Angela da Foligno, sull'incessante cammino dei suoi trattamenti e travestimenti e dei suoi differenti modi di impiego. Dai primi volgarizzamenti medievali alle più scaltrite versioni contemporanee, si ricostruiscono le tappe percorse da un libro che ha molto viaggiato, in Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, Polonia, e anche in Russia e negli Stati Uniti. Un testo emozionante e difficile, quello di Angela, ma che non ha mai cessato, nel tempo, di affascinare generazioni di lettori.